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IL GIORNALIERO - Bloccata in Cina la costruzione di due maxi dighe Stampa E-mail

22 giugno 2009 - Il Ministero per la protezione ambientale della Cina ha sospeso nei giorni scorsi la costruzione di due dighe lungo il corso dello Jinsha (che letteralmente significa fiume dalle sabbie dorate), un tratto di 2.300 chilometri del più noto Yangtze, nella parte sud-est del Paese.
Semplice la motivazione alla base di questa clamorosa decisione: i lavori sono iniziati senza un adeguato studio di impatto ambientale e senza le necessarie autorizzazioni del China's Ministry of Environmental Protection.
Va subito precisato che le due dighe in questione fanno parte di un colossale progetto del valore di 30 miliardi di dollari, che prevede la costruzione di 12 grossi impianti idroelettrici tra la provincia del Qinghai e quelle dello Yunnan e Sichuan. Nelle scorse settimane numerose associazioni ambientaliste e non governative, compresa l’americana International Rivers, avevano aspramente criticato il progetto, per le possibili conseguenze ambientali. Soprattutto in termini di impatto sulle locali biodiversità.
C’è, tuttavia, un retroscena “curioso”: ad aver iniziato lo scorso gennaio i lavori senza aver ancora ricevuto l’approvazione finale del Ministero, sono due società - Huadian Power e Huaneng Power - possedute dal governo cinese! In una nota, lo stesso Ministero ha così commentato la sua decisione: “Per proteggere l’ambiente e punire le violazioni e gli atti illegali, abbiamo deciso di intervenire...”.
A legger tra le righe di questo comunicato sembrerebbe emergere un gioco di forza e di equilibri tra poteri statali, più che un accesso improvviso di sensibilità ambientale. Ma questa, ovviamente, è solo una illazione occidentale...

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