di Simon Allen
da Londra
Nel Regno Unito la competizione sul mercato dell’elettricità e del gas per i clienti domestici esiste ormai da cinque anni. La liberalizzazione del mercato del gas è stata infatti completata nel maggio del 1998, per quello elettrico si è dovuto attendere l’anno successivo. Per la fine del 1999, comunque, tutti i 20 milioni di utenti gas e i 27 milioni di utenti elettrici erano già in grado di scegliere tra 20 diversi operatori, in possesso di regolare licenza. A distanza di quattro anni si contano oltre 70 fornitori di servizi elettrici e gas. Ci sono nomi storici del comparto energia, quali EdF e Scottish Power, ma anche “debuttanti” sconosciuti ai più come Greenpeace e Trades Union Congress. Questi ultimi hanno siglato contratti con fornitori nazionali per offrire direttamente servizi energetici ai loro clienti/associati.
Non si può quindi dire che le prime fasi della liberalizzazione siano state “timide”. Al contrario, durante questo lasso di tempo tutto sommato breve si sono verificati sostanziali cambiamenti sia per ciò che riguarda gli attori in gioco, sia per la qualità e la tipologia dei servizi erogati.
Uno degli sviluppi più evidenti del mercato libero è stato, ad esempio, l’emergere di un’offerta dual fuel, ovvero di un’offerta congiunta gas più elettricità. La possibilità di realizzare economie di scala attraverso un unico sistema di fatturazione, di rilevazione dei consumi, di amministrazione dei clienti, ha permesso di ridurre i prezzi al consumo, con un immediato positivo riscontro da parte degli utenti. Va inoltre considerato l’aspetto psicologico: la maggiore attrattiva sul cliente finale di una offerta a pacchetto che permette di acquisire due servizi da un unico fornitore. Una evoluzione di questo approccio si ritrova nella offerta di compagnie quali la Uswitch e la Energylinx. Questi operatori, agendo da specialisti indipendenti, sono in grado di scegliere di volta in volta i fornitori con i costi più vantaggiosi e di assicurare consulenze sulla tipologia dei consumi e vari servizi on line. L’aumento significativo degli operatori, registrato dal 1999 ad oggi, non va comunque confuso con una polverizzazione del mercato. Negli ultimi due anni, in particolare, si è verificato un consolidamento della posizione di leadership dei principali operatori, incentivato anche dalla scomparsa dalla scena di nomi quali Enron, Independent Energy e Txu. La ricerca di una massa critica - stimata attorno ai 4/5 milioni di clienti – è diventata un must. Così oggi sono soltanto sei gli operatori che dominano effettivamente il mercato britannico: Centrica (con 20 milioni di utenti), E.On (8,5 milioni di clienti), Rwe (6,5 milioni), Edf e Scottish&Southern (5 milioni ciascuna), Scottish Power (4 milioni).
Tutti i sei principali attori offrono l’opzione dual fuel; per ciò che riguarda la gamma degli altri servizi c’è ancora molta incertezza e non di rado manca una opzione a pacchetto sotto un unico marchio. Alcuni hanno provato ad ampliare il range di servizi, tornando però sui loro passi nel giro di poco tempo. Un esempio è quello della Goldfish Credit Card (una carta di credito a tutti gli effetti), promossa da Centrica nel 1999 ma ceduta poi nel 2003, essendo venuto meno il valore strategico di questo ramo di attività. Qualcosa sta cambiando anche nel settore acqua, ma è presto per parlare di una liberalizzazione a tutti gli effetti. Oggi come oggi soltanto le imprese di maggiori dimensioni sono infatti in grado di cercarsi sul mercato un fornitore competitivo. Il Governo britannico all’inizio del 2003 ha però introdotto un Water Bill che abbassa la soglia di ingresso sul mercato e lo rende di fatto aperto a tutti, con la sola esclusione dei clienti domestici finali. Quando questo meccanismo si sarà messo in moto e si sarà rodato dovremmo assistere a un ulteriore ampliamento dei servizi offerti dalle multiutility. Al momento, con la sola eccezione della Rwe – proprietaria di Thames Water – le compagnie di elettricità e gas non sono ancora entrate nel mercato dell’acqua. Allo stesso tempo, con la sola eccezione di Severn Trent, le compagnie che gestiscono acquedotti non offrono forniture di elettricità e gas ai loro clienti, mentre sono già avvezze ad offrire servizi sussidiari e alternativi quali ad esempio assicurazioni, vendita di sanitari, installazione di impianti idraulici. In Gran Bretagna non mancano i fermenti anche riguardo la proprietà delle infrastrutture di rete. Prima del processo di liberalizzazione ciascuna delle compagnie possedeva ed eserciva una sua rete di distribuzione a livello locale. Oggi il quadro appare piuttosto variegato. Per esempio, rimanendo tra i big, Centrica e Rwe non possiedono reti a livello locale. Ci sono altri operatori come United Utilities, senza una attività in proprio di fornitura, il cui business consiste proprio nello sfruttare i risparmi che le multiutility possono ottenere “evitando” di gestire e esercire in prima persona le reti. In poco tempo la sua attività di distribuzione si è espansa al di fuori dell’ambito locale nel North West dell’Inghilterra, fino a includere contratti in outsourcing in altre parti del Paese. Di recente la Gran Bretagna è stata anche testimone di un fenomeno la cui portata risulta tuttora in crescita: la separazione degli assetti proprietari da quelli gestionali, con l’intervento di un gran numero di investitori istituzionali, soprattutto nel settore acqua, nel ruolo di acquirenti. È il caso di Northumbrian Water e di South East Water, entrambe ufficialmente appartenenti a compagnie francesi del settore acqua, passate di mano a investitori finanziari nel 2003. Alla luce di queste considerazioni, malgrado una certa inerzia da parte dei clienti, il processo di liberalizzazione in Gran Bretagna può essere dunque considerato un successo. Nei primi quattro anni di competizione sul mercato elettrico è stato ad esempio stimato che il 40 per cento dei clienti ha abbandonato il fornitore precedente; alcuni hanno già cambiato più volte fornitore, alla ricerca delle condizioni migliori per il loro profilo di consumo. Dal punto di vista di chi eroga il servizio sembra invece che ci sia ancora un po’ di strada da percorrere. Il modello multiutility rimane un’aspirazione per la maggior parte degli attori, ancora alla ricerca del modo giusto per accrescere e fidelizzare ulteriormente la base dei loro clienti.
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