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IL GIORNALIERO - Biocombustibili, l’attuale tecnologia mette a rischio le biodiversità Stampa E-mail

12 maggio 2009 - Biofuel panacea dei principali problemi ambientali legati all’uso di combustibili fossili, oppure essi stessi potenziale minaccia degli equilibri del Pianeta? La questione si riaccende, dopo la pubblicazione sulla testata scientifica GCB Bioenergy di uno studio piuttosto critico. I biocombustibili sarebbero, infatti, tra le cause della riduzione della biodiversità degli ecosistemi terrestri.
Il lavoro porta la firma di un team di ricercatori, guidati da Jeannette Eggers. Gli autori partono dalla constatazione che raggiungere i target fissati per i biocombustbili dai programmi dell’Unione europea significa aumentare sensibilmente il numero delle coltivazioni destinate alla produzione di energia. Convertire aree quali le foreste, i pascoli, le zone umide (ad elevata biodiversità) a coltivazioni intensive da destinare ad usi energetici produrrebbe, tra l’altro, una riduzione della biodiversità.
In particolare, gli effetti del programma Ue in termini di impatto sulla biodiversità riguarderebbero 313 specie vegetali. Dalla pubblicazione risulta anche che, viceversa, la seconda generazione di biocombustbili avrebbe effetti assai meno drastici.
Curioso mondo quello dell’energia. Col nucleare siamo già alla III generazione, ma molti preferiscono restare alla finestra in attesa della IV; coi biofuel la prima generazione è sotto stretta sorveglianza, in attesa di una seconda che consenta il salto di qualità. Ma anche con il solare si invoca la “nuova generazione” dei film sottili… Vittime di un perenne gap generazionale!

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