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Pistella: “Energia e ambiente? Priorità assolute della ricerca” Stampa E-mail

di Davide Canevari


Nel curriculum di Fabio Pistella, da un anno e mezzo presidente del Cnr, c’è parecchia energia, con ruoli di assoluto rilievo ricoperti all’Autorità, al Cerse, al Grtn, allo Iefe Bocconi, all’Enea… Viene subito da pensare che la sua elezione ai vertici del Consiglio nazionale delle ricerche indichi la scelta strategica dell’Ente di accrescere l’attenzione nei confronti dell’energia e dell’ambiente.
“Effettivamente mi considero un manager della ricerca con esperienza diretta, soprattutto sulle tematiche dell’energia e dell’ambiente, settori nei quali ho svolto compiti anche di natura più gestionale. Credo comunque che la mia nomina a presidente del Cnr corrisponda - piuttosto che a una sottolineatura dei temi dell’energia - all’esigenza di rivitalizzare l’Ente in linea generale, per creare valore per il Paese attraverso le conoscenze generate dalla ricerca, in un rapporto stretto con le imprese e con un’attenzione prioritaria ai bisogni individuali e collettivi dei cittadini”
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Quanto sono importanti, nella strategia generale del Cnr, i temi dell’energia e dell’ambiente?
Sono prioritari per le ricerche del Cnr, ma in una logica di collaborazione con altri organismi, in primo luogo l’Enea. Del resto, la complessità e la numerosità delle tematiche da affrontare richiedono un impegno integrato di più soggetti in una logica a livello Paese. Anzi, per alcuni temi - penso alle interazioni tra uso dell’energia e mutamenti climatici - occorre agire su scala mondiale.
È evidente che in questo contesto non si pongono questioni di competizione, piuttosto è necessario focalizzare bene gli obiettivi e trasformare potenziali duplicazioni in vera sinergia. Questo è l’approccio adottato nel Programma di attività del Cnr relativo al triennio 2005-2007, che è in piena coerenza con il Piano Nazionale di Ricerca adottato dal Governo per iniziativa del Ministro Letizia Moratti. Mi fa piacere sottolineare che i risultati conseguiti dagli Istituti del Cnr riportati nel preconsuntivo di attività per l’anno 2005, redatto nelle scorse settimane, confermano a pieno l’utilità di questo approccio integrato.

Quale orizzonte temporale deve porsi la ricerca, oggi, in Italia?
Occorre perseguire simultaneamente linee che affrontino le urgenze (individuando le relative concrete opportunità di sviluppo) e linee mirate a soluzioni di medio-lungo periodo. Questo è un elemento determinante nella definizione di strategie di ricerca e innovazione. In particolare sui temi dell’energia e dell’ambiente.

Ci può illustrare le principali linee di ricerca del piano triennale 2005-2007, sempre con riferimento all’energia?
Innanzitutto va precisato che al settore energia dedichiamo circa il 5 per cento delle risorse finanziarie, in considerazione dell’impegno prioritario dispiegato da altri soggetti. Detto questo, desidero sottolineare la scelta di collocare in un unico contesto le attività di ricerca relative al settore energetico e quelle relative al settore trasporti, dove i consumi di energia sono non solo elevati, ma ancora suscettibili di notevole riduzione se si adottano opportuni interventi tecnologici, oltre che normativi e infrastrutturali.
Come obiettivi prioritari sono stati indicati: la generazione pulita da combustibili fossili; l’uso razionale dell’energia nei trasporti; la generazione distribuita di energia; la produzione, il trasporto, la distribuzione e l’utilizzo dell’idrogeno; e la partecipazione ai programmi internazionali sulla fusione.

Quali sono i centri di eccellenza del Cnr impegnati su questo versante?
Sarebbe troppo lungo stilare una lista esaustiva delle unità di ricerca del Cnr che conducono attività su questi argomenti. Mi fa comunque piacere ricordare “antiche glorie”, ancor oggi molto ben piazzate su scala internazionale: l’Istituto Motori e l’Istituto di ricerca sulla combustione a Napoli, una realtà che sta crescendo molto bene; l’istituto di tecnologie avanzate per l’energia di Messina, soprattutto sui temi relativi alle celle a combustibile e all’idrogeno; e gli Istituti di Padova e di Milano.

Per quale linea di ricerca del Cnr nel campo energetico, tra le cinque che ha evidenziato in precedenza, vede maggiori opportunità?
Tra le tematiche di lungo periodo merita attenzione la fusione nucleare: una prospettiva promettente e affascinante, ma i risultati concreti (potenza elettrica immessa in rete) certo non verranno prima di cinquant’anni e non possiamo davvero mirare esclusivamente a questo risultato così lontano nel tempo.
Come esempio, invece, di azione con risultati concreti conseguibili nel breve periodo possiamo citare l’uso razionale dell’energia o le tecnologie per l’uso efficiente e a basso impatto ambientale del carbone. Mi preme sottolineare però anche un altro aspetto: se ben progettate, le linee di ricerca riescono a dare contributi anche “incrociati” nel tempo.

Ci faccia qualche esempio…
Perseguire le tecnologie della fusione nucleare fornisce preziose indicazione sui materiali innovativi capaci di resistere all’alta temperatura, sui magneti ad alto campo, sulle tecnologie del vuoto, sui laser, e potrei continuare...
Tutte opportunità di grande valenza anche per tanti altri settori produttivi del Paese. Quindi non è vero che i ritorni attesi siano solo di lungo periodo. Simmetricamente, un impegno sull’uso avanzato del carbone, per esempio con tecniche di gassificazione ed eventualmente anche di conversione da gas a liquido (la cosiddetta tecnologia GTL), ha un impatto tecnologico, logistico e operativo per alcuni versi determinate per rendere più realistico l’impiego su scala significativa dell’idrogeno.

Apriamo una parentesi su questo filone di ricerca, che oggi sembra andare per la maggiore…
Riguardo all’idrogeno non dobbiamo dimenticare che rappresenta un vettore energetico e non una fonte energetica e che le problematiche connesse spaziano da quelle relative alla produzione, al trasporto e distribuzione, per finire con i sistemi di impiego. Occorre riconoscere che al momento i maggiori sforzi delle strutture di ricerca sono dedicati alla fase di impiego, mentre è indispensabile occuparsi anche delle altre che sono determinanti e di grande complessità.
Peraltro, a conferma ulteriore del quadro di “intrecci tecnologici”, non dobbiamo dimenticare che la produzione di energia elettrica per via non fossile (idroelettrica o nucleare e secondo alcuni anche energia solare ad alta temperatura) è un passaggio obbligato per la produzione di idrogeno su grande scala e a basso impatto ambientale, a meno di non pensare alla gassificazione del carbone, accompagnata però dalla segregazione dell’anidride carbonica.
Le considerazioni fin qui esposte rafforzano gli argomenti a favore di un’integrazione di funzioni e attività fra le diverse strutture di ricerca e mostrano la non condivisibilità di un disegno iper-razionale di ripartizione di compiti: la dinamica delle tecnologie non va in questa direzione.

Quindi, non solo energia, ma anche ambiente?
Certo. Come ho già accennato, il rapporto tra tematiche energetiche e tematiche ambientali è molto stretto. In questo contesto, per quanto riguarda l’ambiente mi limiterò a citare alcuni progetti: cambiamenti globali; qualità dei sistemi ambientali; rischi naturali e antropici del territorio; osservazioni della Terra. Al complesso delle tematiche ambientali il Cnr destina oltre il 20 per cento delle proprie risorse finanziarie.

Su quali risorse finanziarie può contare il Cnr per condurre le sue attività?
È molto importante sottolineare come il Cnr reperisce le proprie risorse finanziarie: a fronte di un volume di spesa che sfiora i mille milioni di euro l’anno, il contributo ordinario che il Cnr riceve dal MIUR ammonta a poco più di 500 milioni di euro. La parte restante ha provenienze diversificate. Le più significative sono l’accesso attraverso bandi a meccanismi di finanziamento nazionali, regionali e comunitari a carattere competitivo, sulla base del confronto di proposte progettuali.
Nella grande maggioranza dei casi il Cnr partecipa a questi bandi insieme con altri soggetti, in primo luogo imprese e università, aggiungendo in tal modo concretezza alle proprie scelte programmatiche e stimolando le imprese a investire in ricerca.

Imprese, una parola “magica” che forse in Italia non viene ancora accostata in maniera adeguata al termine ricerca. Qual è il suo punto di vista al riguardo? E come valuta i problemi del trasferimento tecnologico al settore produttivo?
La modalità di azione appena richiamata è parte di un più generale approccio del Cnr alle questioni del trasferimento tecnologico e più in generale dei rapporti con il sistema produttivo. Gli obiettivi, in proposito, sono:

stabilire un rapporto sistematico tra le strutture e delle attività dell’Ente e il sistema produttivo, promuovendo anche attraverso forme specifiche di collaborazione, lo sviluppo della ricerca privata;

fornire il necessario supporto scientifico e tecnologico alle attività delle piccole e medie imprese, attribuendo a questo rapporto un carattere prioritario;

considerare la valorizzazione, il trasferimento e la diffusione dei risultati della ricerca come elemento essenziale dell’attività dell’Ente;

perseguire una valorizzazione delle specificità territoriali, anche attraverso forme di coinvolgimento nelle attività previste, di soggetti a livello regionale.

Ma esiste davvero una maggiore propensione a collaborare da parte delle imprese?
In questo momento è in fase avanzata la riorganizzazione del rapporto tra il Cnr e mondo delle imprese. Con alcune aziende medio-grandi (Finmeccanica, AVIO, MAPEI) si stanno attivando gruppi misti di ricerca, nella consapevolezza che la collaborazione più efficace tra strutture scientifiche e imprese si ha quando le attività di ricerca sono svolte in stretto contatto o addirittura insieme. Nel caso delle piccole imprese questa formula va bene limitatamente a quelle (purtroppo poche in Italia) che sono classificabili come hightech.

Le piccole imprese, in effetti, rappresentano un universo a parte, apparentemente poco sensibile ai problemi della ricerca.
Secondo me non ha senso prevedere che tutte le piccole imprese debbano impegnarsi direttamente nella ricerca. Devono essere innovative, ma questo è un altro concetto.
Premesso che, come è noto, l’innovazione non è solo tecnologica ma anche organizzativa, di mercato, di comunicazione, finanziaria e così via, è però anche vero che le tecnologie aiutano su questi altri fronti. Per queste imprese si pone la questione del trasferimento tecnologico, nel senso di rendere loro disponibili ritrovati, conoscenze, dimostratori, processi dei quali non hanno ancora conoscenza o rispetto ai quali hanno difficoltà di accesso.
Il Cnr ritiene suo compito agire per conseguire quest’obiettivo molto importante per il Paese e ha definito meccanismi di intervento prevalentemente basati sui cosiddetti “centralini”, cioè moltiplicatori di contatto.

Esistono già risultati concreti?
Certo. Alcuni esempi di accordi già operativi, oltre a quelli con le aziende sopra citate, il cui impatto è moltiplicato dalla numerosità dei loro interlocutori quali fornitori o clienti, confermano la validità della formula basata su articolazioni di natura settoriale (COMAU), di filiera (con Federchimica) e territoriale (con Unioncamere e Confartigianato).
L’adozione di un sistema a rete con adeguati centralini di contatto con l’utenza consentirà al Cnr di evitare velleitari tentativi di collegamenti diretti “punto punto” con il sistema delle PMI nazionale, massimizzando al contempo i rapporti delle proprie strutture di ricerca insistenti sullo specifico territorio e sfruttando la propria rete di competenze esistenti a livello nazionale, per rispondere in modo integrato alle domande di tecnologia e innovazione emergenti. Un caso esemplificativo del nuovo modello di approccio è rappresentato dalla collaborazione avviata con Confartigianato e sostenuta da un finanziamento del Dipartimento per l’innovazione tecnologica della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
L’impegno del Cnr in questo campo è finalizzato alla realizzazione di una banca dati dell’offerta tecnologica supportata da un sistema di rappresentazione e interrogazione con molteplici formulazioni e distribuita in modo telematico all’insieme della rete periferica dell’associazione. Allo stesso tempo il Cnr sta provvedendo all’ottimizzazione del processo di integrazione reticolare delle piccole imprese attraverso l’utilizzo delle tecnologie digitali.

Ci può sintetizzare in una frase lo spirito del Cnr?
Il Cnr ha l’ambizione di contribuire a costruire nei fatti il Sistema Italia del quale tanto si parla, per una risposta non rinunciataria alle grandi questioni che si pongono nel Paese tra le quali l’energia e l’ambiente sono certo tra le priorità assolute.

 
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