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Crollo del greggio? Non c'è da stare allegri Stampa E-mail

di Giuseppe Gatti


Nei commenti e nelle analisi sul ciclo recessivo in cui è progressivamente entrata l’economia mondiale, la caduta dei prezzi del petrolio e quindi dei prodotti energetici viene per lo più vista come un positivo fattore di bilanciamento della contrazione dei consumi, una piccola nota consolatoria a fronte delle catastrofiche notizie su produzione e occupazione.
Le famiglie – si fa notare – spenderanno meno per carburanti, riscaldamento ed elettricità, e questa maggior disponibilità di reddito potrà sostenere i consumi, mentre per le imprese la riduzione del prezzo dell’energia si traduce in un minor costo di produzione. Soprattutto nel caso italiano, in cui le imprese energivore sono largamente volte all’esportazione, una riduzione secca del costo dell’energia diventa un sostegno netto all’export, attenuando gli impatti della recessione su una significativa parte del comparto manifatturiero.
Questi giudizi, che diventano sempre più frequenti, non soltanto sono assolutamente infondati, ma se finissero per influenzare le scelte di politica economica dei governi, provocherebbero gravi danni al futuro dei nostri sistemi energetici. [...]

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