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Energia, il motore dell'integrazione tra le due sponde del Mediterraneo Stampa E-mail

di Roberto Vigotti- Senior Advisor OME


Due parole su cosa è l’OME, l’Osservatorio Mediterraneo dell’Energia: un’organizzazione senza fini di lucro il cui obiettivo principale è quello di promuovere la cooperazione tra le compagnie energetiche che operano nel bacino del Mediterraneo, contribuendo alla realizzazione di un mercato euro-mediterraneo dell’energia sempre più integrato. L’associazione ha sede a Parigi e attualmente è composta dalle 35 principali società del settore dell’energia impegnate in tutto il bacino mediterraneo, dall’Italia all’Algeria, dalla Turchia alla Francia.Di recente l’OME ha presentato il volume Mediterranean Energy Perspective, che offre un quadro completo del settore energetico nel Mediterraneo, con elaborazione di trend e scenari fino al 2030. Il contrasto tra la sponda Nord e la sponda Sud è oggi ancora molto marcato:

nella regione del Mediterraneo si prevede un costante incremento della domanda di energia, causato soprattutto al Sud dall’aumento demografico (l’area della sponda Sud-Mediterraneo dovrebbe registrare una crescita nel 2030 di circa 90 milioni di abitanti) e dall’auspicabile sviluppo economico, nonostante l’attuale andamento dei prezzi petroliferi. Nel 2030 si prevede che circa l’80 per cento della domanda di energia totale sarà ancora soddisfatta dagli idrocarburi, la cui produzione sarà sempre più concentrata nei Paesi del Sud del Mediterraneo, in particolare Algeria, Libia ed Egitto. L’incremento della produzione del petrolio e gas non sarà in grado di soddisfare la crescita della richiesta nell’area presa in esame fra il 2005 e il 2030. Nonostante lo sviluppo della produzione, sia di petrolio sia di gas, nel 2030 più del 28 per cento della domanda di gas e più del 39 per cento della domanda di petrolio non saranno soddisfatti e la regione del Mediterraneo diventerà importatrice;

la capacità di generazione elettrica del Sud del Mediterraneo dovrà più che triplicarsi per soddisfare la crescente domanda e dovrà contare per la maggior parte dell’aumento sulla capacità della regione stessa. Gli investimenti richiesti per il settore elettrico del Mediterraneo del Sud si aggireranno intorno ai 450 miliardi di dollari nel 2020;

altrettanto importante è lo sviluppo delle interconnessioni transfrontaliere, sia per il gas sia per l’elettricità. Si tratta di opere indispensabili per rafforzare la sicurezza degli approvvigionamenti e, nel caso dell’energia elettrica, per ottimizzare la capacità di generazione, attraverso lo scambio di energia.

Una considerazione sull’impatto del cambiamento climatico. Mentre al Nord stiamo con fatica mettendo in pratica politiche per ridurre gli effetti delle emissioni, i Paesi del Sud – oggi responsabili solo per un terzo delle emissioni di CO2 dell’intera area – poiché non hanno obblighi utilizzeranno in modo crescente combustibili fossili per sostenere lo sviluppo economico e l’incremento della popolazione. Ma un trend di questo tipo rischia di non essere sostenibile, per l’effetto che può avere sugli equilibri climatici oltre che per la sicurezza degli approvvigionamenti.
Occorre perciò avviare nell’area una strategia congiunta di governi e imprese che miri all’efficienza energetica e alla diversificazione delle fonti, puntando su tutte le opzioni – combustione pulita, nucleare avanzato, interconnessioni elettriche – con particolare attenzione alle grandi potenzialità, non ancora sufficientemente sviluppate, di quelle rinnovabili. Un importante passo in avanti è rappresentato dal recente varo del progetto dell’Unione per il Mediterraneo, al quale l’OME darà il suo contributo partecipando da protagonista alla messa a punto del Piano solare. Quest’ultimo prevede l’installazione nella regione Sud del Mediterraneo di 20 GW di nuova capacità da fonti rinnovabili (principalmente solare) entro il 2020, oltre alla realizzazione di importanti piani di efficienza energetica e di riduzione della domanda.
Il Piano Solare Mediterraneo, che richiederà un investimento dell’ordine di 40 miliardi di euro, prevede che una parte dell’energia elettrica rinnovabile così prodotta possa essere esportata verso i Paesi dell’Unione europea, se i meccanismi di incentivazione previsti dalla proposta di direttiva sulle energie rinnovabili saranno adeguatamente applicati. È incontestabile che il settore energetico possa essere la forza motrice nella costituzione dell’Unione del Mediterraneo. Intensificare la collaborazione è vantaggioso per tutti. [...]

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