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Fondi sovrani alla conquista del mondo Stampa E-mail

a cura di Alessandro Pedrini


Tutti gridarono che si portasse quell’immane Cavallo entro le mura, al tempio di Minerva che da Laocoonte era stata offesa, e gli si rendessero i dovuti onori. Così fu fatto; si abbatterono le porte per farvelo passare e l’ingannevole macchina fatale entrò nella nostra città. Fu la nostra rovina.
Non desidero essere associato né a Laocoonte e nemmeno a Cassandra, ma le parole di Virgilio nel libro secondo dell’Eneide descrivono in modo puntuale quanto potrebbe accadere presto in Occidente. Perché, così come fecero i Troiani, l’Occidente ha aperto le proprie porte ai moderni cavalli di Troia: i fondi sovrani. Il primo a lanciare l’allarme è stato il premier Silvio Berlusconi che, in piena sintonia con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, dichiarava a metà ottobre scorso che la speculazione è in atto e i fondi sovrani zeppi di petrodollari stanno acquistando a man bassa i nostri mercati.
A rilanciare questa situazione di pericolo è stato il presidente della Consob, Alberto Cardia, durante un’audizione in commissione Finanze alla Camera: Sono maturi i tempi per l’adozione di misure concordate a livello internazionale in materia di trasparenza e controllo di fondi speculativi e fondi sovrani. A livello internazionale si registra un’ampia convergenza sulla necessità di un rafforzamento della trasparenza, soprattutto relativamente agli obiettivi di investimento. Secondo le stime del Fondo monetario internazionale infatti, ricorda Cardia, le risorse gestite globalmente dai fondi sovrani si attestano tra i 2.000 e i 3.000 miliardi di dollari e circa il 90 per cento dell’ammontare complessivo degli asset dei fondi sovrani è concentrato su 11 fondi, molti dei quali con sede in Paesi mediorientali.
Per meglio comprendere questo perverso meccanismo, è opportuno comprendere che cosa siano i fondi sovrani, in inglese Sovereign Wealth Fund. Sono fondi di investimento controllati direttamente dai governi di alcuni Paesi, con lo scopo di investire in strumenti finanziari (azioni, obbligazioni, immobili) i surplus fiscali o le riserve di valuta estera. Non a caso, questi fondi sono nati soprattutto nelle nazioni esportatrici di materie prime come gli Emirati Arabi Uniti, l’Arabia Saudita, il Qatar, il Kuwait, la Russia e la Norvegia e in quelle, come Singapore, che presentano un elevato surplus fiscale. [...]

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