di Carlo Andrea Bolino, presidente GRTN
Ridurre le emissioni di CO2. Migliorare il mix produttivo. Avviare una nuova filiera industriale. Abbassare i costi di produzione nel lungo termine. Offrire una concreta opportunità di sviluppo sostenibile e creare nuove figure professionali. Sono queste alcune delle sfide lanciate negli ultimi tempi dalle energie rinnovabili e, in parte, già vinte.
È un momento cruciale, questo, per il settore elettro-energetico in generale. Un momento nel quale scelte concrete vanno elaborate e attuate con saggezza e determinazione, con competenza e lungimiranza, per dare all’Italia la possibilità di affrontare il futuro con tranquillità e sicurezza, guardando all’Europa e al mondo senza timori d’inadeguatezza e d’inferiorità. Il problema principale è stabilire, da subito, come approvvigionarsi.
Individuando quali fonti privilegiare e quali no, in un’ottica strategica che tenga conto delle possibilità endogene del Paese, dei costi d’acquisto delle materie prime da importare, di quelli inerenti la produzione dell’energia elettrica, lo sviluppo tecnologico e l’impatto ambientale. Le fonti rinnovabili stanno marciando in questa direzione. Le energie alternative sono infatti una prospettiva reale per la diversificazione e il potenziamento della produzione di energia elettrica. L’obiettivo è quello di realizzare contemporaneamente un forte sviluppo di queste fonti di energia che arrivi a produrre, nel nostro Paese, il 25% dell’elettricità e a raddoppiare il ruolo rispetto al fabbisogno. Inoltre, se si toglie la fonte rinnovabile dal pianeta, si uccide il futuro dell’umanità. Per il semplice motivo che ciò che è rinnovabile continua, mentre ciò che è esauribile finisce.
Anche le cifre sono incoraggianti. Nel 2004, in Italia la produzione netta da fonti rinnovabili ha fatto registrare un aumento del 12,2 per cento rispetto al 2003, raggiungendo i 52,5 miliardi di kilowattora. L’aumento è stato particolarmente sensibile per la produzione eolica e fotovoltaica: +25,6 rispetto al modesto aumento della produzione geotermica, +1,7.
Si guardi al fotovoltaico. Il Gestore del sistema elettrico lo scorso settembre ha raccolto la sfida di gestire i meccanismi di incentivazione dell’energia prodotta da impianti fotovoltaici. I risultati sono stati superiori alle aspettative. Vorrei sottolineare che l’incentivo (differenza fra costo del kWh fotovoltaico e kWh tradizionale) è la misura di un doppio beneficio per ogni cittadino che vi contribuisce attraverso il meccanismo di finanziamento pubblico. Primo: la produzione di energia elettrica senza emissioni di CO2, e questo ha un valore in termini di ambiente più pulito per tutti. Secondo: l’avvio di una nuova filiera industriale, che con l’esperienza e la continua ricerca e sviluppo fara abbassare i costi domani. Per tutti.
Ricordo i recenti decreti del Ministro Scajola che permetterà all’Italia di dotarsi in un decennio fino a 1.000 MW di nuova capacità fotovoltaica, in linea con gli obiettivi dei principali Paesi europei (si prevede di installare in Europa entro il 2010 tra i 3.000 e 4.500 MW di fotovoltaico). Finora, tutta la politica industriale e l’intervento italiano sono stati basati sul conto capitale, senza però riscontro del ritorno degli investimenti. E questo ha creato le cattedrali nel deserto. L’incentivo al fotovoltaico, in piccolo, rappresenta un approccio nuovo.
È una filiera che se ben attuata potrà essere modello per altre forme d’intervento di politica industriale, perché analizza il conto economico dell’iniziativa – quanto costa il nuovo impianto, quanto può produrre nella sua vita utile – e commisura un incentivo in modo tale che la vita economico-finanziaria dell’iniziativa sia sostenibile per un certo numero di anni.
Dunque l’obiettivo economico finale raggiunto non è quello di massimizzare l’impianto, ma il rendimento economico della produzione. Per di più da fonte rinnovabile.
Così si ottiene un doppio beneficio. Infatti, è possibile seguire la vita economica dell’iniziativa per un lungo periodo, con il vantaggio di ridurre l’emissione di CO2. In particolare, l’approccio del ministro Scajola, che ha graduato dimensione, differenziazione dell’incentivo e normativa, non solo permette di incentivare gli impianti fotovoltaici dal lato della domanda, ma dà la giusta tempistica per la creazione di una filiera industriale dal lato dell’offerta. Anziché importare i pannelli dall’estero, potrà crearsi una domanda che permetterà agli imprenditori che vorranno installare una fabbrica per la produzione di silicio e pannelli fotovoltaici in Italia, di radicare una filiera di lavoro locale. E questo è il terzo beneficio che avremo in futuro.
Inoltre, il prossimo decreto del Governo prevede un incentivo per favorire l’installazione del fotovoltaico nei nuovi edifici. È un ulteriore importante impegno per le fonti rinnovabili e lo sviluppo sostenibile e anche un contributo al rispetto dei limiti alle emissioni.
Infine, l’ultima sfida raccolta dal Governo in fatto di energia rinnovabile è quella delle bioenergie. Attraverso la produzione di biocarburanti, secondo il ministro dell’Ambiente Altero Matteoli, si dà un valore aggiunto alla tutela dell’ambiente e si contribuisce alla realizzazione degli impegni previsti dal Protocollo di Kyoto oltre ad avere margini economici.
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