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Grande è il disordine sotto il cielo... dell'energia Stampa E-mail

di G.B. Zorzoli cielo


Grande è il disordine sotto il cielo. La frase tanto cara a Mao ben s’addice alla crisi che, partendo dal default dei subprime, è rapidamente diventata globale. Solo che nessuno se la sente di condividere la chiosa successiva di Mao: a giudizio di tutti l’attuale situazione non è affatto eccellente. Nello specifico ci si interroga sugli effetti che la crisi economico-finanziaria avrà sugli investimenti nel settore energetico. Quanto sia indecifrabile lo stato delle cose lo conferma l’esistenza di opinioni in materia drasticamente opposte. Secondo alcuni la stretta sul credito e i più elevati tassi di interesse, a cui si aggiunge il crollo del petrolio che rende meno convenienti scelte fatte quando era abbondantemente sopra i cento dollari al barile, ridimensioneranno non solo i programmi previsti, ma rallenteranno anche quelli già in fase attuativa. Conferme in tal senso vengono sia da recenti decisioni di Paesi produttori, in primis l’Arabia Saudita, sia di imprese impegnate nello sfruttamento di unconventional oil.
Altri sostengono invece che piani volti a promuovere specifici investimenti energetici saranno inclusi fra gli strumenti anticiclici a cui dare priorità. Si evoca il New Deal roosveltiano, che per contrastare la crisi puntò molto sulla modernizzazione del sistema stradale americano, individuando in alcune infrastrutture energetiche l’equivalente delle autostrade costruite in Usa, in Germania, in Italia negli anni ‘30. In questo momento è difficile stabilire quale delle due posizioni sia più realistica e di conseguenza avanzare ipotesi affidabili. Tuttavia, se l’incalzare della crisi non sovvertirà gli attuali intendimenti dei principali governi occidentali, alcune opzioni energetiche sembrano meglio piazzate di altre. [...]

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