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Certificati Bianchi, "dentro" l'esperienza italiana Stampa E-mail

di Antonio Capozza e Walter Bruno Grattieri, Cesi Ricerca


Questo lavoro è stato finanziato dal Fondo di Ricerca per il Sistema Elettrico nell’ambito dell’Accordo di Programma tra Cesi Ricerca e Ministero dello Sviluppo Economico – D.G.E.R.M. stipulato in data 21 giugno 2007 in ottemperanza del DL n. 73, 18 giugno 2007.


Il meccanismo dei Certificati Bianchi è oggi considerato un efficace strumento di mercato in Nazioni dove esistono obiettivi di risparmio energetico da rispettare in modo obbligatorio, verificabile e con fissati orizzonti temporali. Infatti, tale strumento risulta particolarmente idoneo a incoraggiare progetti di risparmio energetico, sia per la sua capacità di soddisfare target nazionali con costi contenuti, sia per lo stimolo che, in un contesto competitivo, esso comporta alla riduzione dei costi dei progetti. Uno schema del genere è già attivo in Italia, nel Regno Unito, in Francia e nel New South Wales (Australia), mentre è in corso di messa a punto in Olanda.
L’articolo offre una rassegna sintetica delle esperienze maturate in Italia a valle dei primi quattro anni di operatività dello schema. Vengono considerati i contributi dei principali attori dello schema: il regolatore, il gestore del mercato, gli estensori delle procedure per la valutazione dei progetti di efficienza energetica, i responsabili delle verifiche dei risultati di tali progetti e i soggetti idonei alla realizzazione degli stessi.


I PRINCIPI
Lo schema dei Certificati Bianchi si configura come una politica mirata al conseguimento di obiettivi di risparmio energetico sugli usi finali. La sua specificità consiste nella forte finalizzazione all’adozione di meccanismi di mercato tipici del settore elettro-energetico.
Secondo tale schema e in termini estremamente sintetici, esistono obblighi nel raggiungimento di obiettivi quantitativi di risparmio energetico. Questi obblighi sono soddisfatti mostrando la titolarità dell’avvenuto svolgimento di progetti di risparmio energetico. Tale titolarità è attestata da un processo di certificazione, che porta al rilascio dei cosiddetti Certificati Bianchi a favore di chi ha svolto con successo il progetto. Questa titolarità può essere ceduta da chi la possiede a chi ne ha necessità, attraverso meccanismi di libero mercato.
Lo schema italiano associa quindi due aspetti, che in linea di principio potrebbero anche sussistere separatamente: un aspetto certificativo, vantaggioso ai fini della quantificazione di un attributo di valutazione non univoca come l’efficienza energetica, e uno di trading, che crea maggiori e più flessibili opportunità nel soddisfacimento di obblighi e nel conseguimento di obiettivi di efficienza prefissati. Lo schema italiano coinvolge un numero cospicuo di operatori: l’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas, con mansioni di regolazione nonché di responsabile dell’architettura dell’intero meccanismo (definizione delle linee-guida, emissione dei certificati, attività di verifica dell’adempimento degli obblighi, avallo delle regole del mercato); il Gestore del Mercato Elettrico, che supervisiona gli scambi dei Certificati Bianchi sul mercato 401 organizzato e su quello bilaterale; un’organizzazione incaricata del monitoraggio e verifica dei risparmi energetici conseguiti con i progetti svolti (Enea), con l’apporto di altre organizzazioni quali Cesi Ricerca, già attivo in fase di stesura metodologica delle procedure di valutazione; infine, gli operatori, sia quelli obbligati al conseguimento di risparmi energetici, sia quelli accreditati per lo svolgimento dei progetti di risparmio energetico idonei e candidati perciò all’attribuzione dei Certificati.

Gli elementi salienti dello schema italiano (pdf)


IL PUNTO DI VISTA DEL REGOLATORE
Nell’ambito del proprio ruolo di Regolatore nel campo dell’energia elettrica e il gas, gli elementi di criticità che l’AEEG ha dovuto affrontare – in questi primi quattro anni di applicazione e di supervisione richiesta a livello complessivo – sono stati di vario genere. Innanzitutto, la necessità di una dotazione di procedure per la valutazione del livello di adempimento degli obiettivi di risparmio energetico. È noto, infatti, che il risparmio energetico costituisce un attributo del servizio energetico di cui non è possibile una misura strumentale, ma più verosimilmente solo una valutazione su basi razionali e documentabili. È allora indubbia l’esigenza di metodi di valutazione, magari con caratteristiche sintetiche e di utilizzo semplice, ma fortemente supportati da solide basi scientifiche e chiari criteri procedurali.

Figura 1

Accanto ad azioni di questo genere, l’Autorità ha anche profuso sforzi per far fronte alle reazioni dei Soggetti Obbligati, che hanno frapposto alcuni elementi di inerzia nella fase di avvio dello schema. Un intenso impegno è anche stato dedicato alla classificazione dei progetti messi in opera, in termini soprattutto di costi specifici e di ripartizione dei risparmi ottenuti per settore di intervento. In conseguenza di queste azioni di controllo e di accompagnamento, con riferimento al periodo 2005-2007, sono stati evidenziati livelli di rispetto degli obiettivi addirittura maggiori delle aspettative, che sono stati quantificati in risparmi certificati di 2 Mtep in totale, contro un target di 1,1 Mtep. Il 78 per cento di questi risparmi ha riguardato utilizzi finali dell’energia elettrica, il 18 per cento di gas naturale e il 4 per cento di altri combustibili. Il 90 per cento dei risparmi è stato conseguito in progetti per i quali erano disponibili procedure semplificate per la valutazione dei risparmi stessi. Il 75 per cento dei progetti è stato svolto da fornitori di servizi energetici, Esco incluse. La Figura 1 mostra una ripartizione delle misure certificate in funzione del tipo e del settore di intervento.
L’eccesso di offerta di Certificati Bianchi già evidenziato sembra da attribuire a varie cause, ma principalmente alla validità riconosciuta una tantum alle misure anteriori al lancio dello schema (le cosiddette early actions): nel primo anno di applicazione sono infatti stati ammessi anche progetti sviluppati a partire dal 2001 fino al 2004, purché non fossero già stati oggetto di finanziamenti nazionali, regionali o locali. Un’altra criticità è stata riscontrata in una caduta dei prezzi di mercato di alcuni tipi di Certificati Bianchi e in una maggiore preferenza per il mercato bilaterale, anziché la partecipazione alla piattaforma pubblica di mercato organizzato gestita dal GME.
L’Autorità ha proposto alcuni rimedi a questi problemi in termini di modifiche alla legislazione vigente quali l’estensione degli obiettivi di risparmio anche a distributori più piccoli, la revisione delle regole di ripartizione dei target tra i soggetti obbligati, l’innalzamento degli obiettivi per l’immediato futuro e il potenziamento del sistema delle penali per inadempienza.


LA RISPOSTA DEL MERCATO ELETTRICO E DEI SOGGETTI OBBLIGATI
Il GME, che nell’ambito dello schema italiano sovrintende a tutte le operazioni relative alla compravendita dei Certificati Bianchi, ha maturato nel corso del quadriennio di applicazione alcune esperienze di rilievo, le quali consentono anche di evidenziare la risposta e le attitudini prevalenti dei Soggetti all’obbligo dei risparmi energetici.

Figura 2

Con riferimento alla Figura 2, si osserva in modo evidente il già menzionato eccesso di offerta di Certificati Bianchi legati a risparmi nel settore dell’energia elettrica (Certificati di Tipo I) rispetto a quelli derivanti da risparmi nel settore del gas (Certificati di Tipo II). Questo risultato, unitamente all’ulteriore vincolo che sussisteva per i Distributori di energia elettrica e gas di raggiungere almeno la metà del proprio obiettivo con risparmi relativi al proprio vettore energetico (il cosiddetto obbligo del 50 per cento), ha condotto a una divergenza tra i prezzi dei suddetti certificati. La rimozione di questo vincolo, avvenuta all’inizio del 2008, ha ristabilito un equilibrio di mercato tra le due tipologie di certificati: in altri termini, i segnali del mercato, una volta catturati, hanno svolto un ruolo significativo nel correggere in modo migliorativo le regole del mercato allora vigenti.
Inoltre sono state intraviste delle opportunità interessanti per un procedimento che stabilisca un tetto e un minimo per i valori dei prezzi di mercato dei certificati (cap and floor corridor). Infatti si è ritenuto che questo meccanismo potesse mostrare un ruolo stabilizzante sui prezzi e una capacità di limitare eventuali future variazioni al rialzo dei costi riconosciuti, assicurando nel contempo un accettabile ritorno sugli investimenti in progetti efficienti.
Infine, si è evidenziata una particolare propensione per il mercato bilaterale piuttosto che la partecipazione alla piattaforma pubblica di mercato organizzato gestita dal GME. Tale comportamento è sembrato connesso all’opportunità che il mercato bilaterale consente nella stipula di contratti di tipo forward e nell’acquisizione, mediante una singola operazione, di grandi quantità di certificati. A questo proposito, il GME evidenzia con vigore le importanti prospettive offerte da un mercato organizzato (ovvero operato istituzionalmente su di una piattaforma pubblica) rispetto ad un mercato bilaterale che escluda contrattazioni spot. Difatti, l’esperienza ha mostrato che un’organizzazione di mercato strutturata incoraggia la liquidità e la trasparenza delle informazioni, favorisce una migliore comprensione dei meccanismi di formazione del prezzo e opera come veicolo di promozione per nuovi investimenti.


LE ATTIVITA' DI VALUTAZIONE
Il processo di valutazione dell’efficienza energetica dei progetti che lo schema accetta come idonei è attualmente governato dall’utilizzo estensivo di procedure standardizzate, che forniscono valutazioni conservative dei risparmi ottenibili ma, per contro, sono di utilizzo molto semplice e privo di ambiguità. Al momento esistono ventidue procedure standardizzate, l’applicazione di due delle quali è ancora in sospeso, in attesa della pronuncia del Consiglio di Stato sul ricorso in appello dell’Autorità avverso la sentenza del TAR Lombardia. Molte di queste procedure sono state sviluppate o revisionate da Cesi Ricerca.
Il primo periodo di esercizio dello schema dei Certificati Bianchi ha fornito una serie di retroazioni relative ad aspetti tecnici ed economici. Una caratteristica peculiare delle procedure italiane è la possibilità che queste presentano di essere agevolmente aggiornate a fronte di un cambiamento delle condizioni di riferimento quali ad esempio la baseline o la targetline per la valutazione dei risparmi di ciascun progetto. La baseline rappresenta il consumo di riferimento in assenza dell’intervento di efficienza energetica; la targetline rappresenta invece il consumo ad intervento avvenuto.
Di tali aspetti di flessibilità si è tratto recentemente profitto nel settore degli elettrodomestici per il lavaggio, dove la targetline originariamente adottata nella procedura di calcolo del risparmio (etichetta energetica di classe A) è col tempo divenuta la condizione di mercato prevalente, coincidente quindi con la definizione di baseline: la Figura 3 mostra tale evoluzione del mercato per le lavastoviglie. In queste condizioni, la procedura in vigore avrebbe riconosciuto un risparmio energetico che in realtà l’evoluzione spontanea del mercato ha già annullato. Per tale motivo la procedura è stata ritirata, in attesa di essere riemessa, con opportune modifiche delle condizioni di riferimento, quando saranno lanciati sul mercato nuovi modelli di apparecchiature con efficienza maggiore di quelli in classe A, da assumersi come riferimento per una nuova targetline.

Figura 3

Se le procedure standardizzate costituiscono una metodologia elettiva per la valutazione dei progetti di efficienza, fortemente incoraggiata dall’Autorità, va altresì osservato che risultano accettati anche progetti in cui la valutazione segue percorsi diversi da quelli appena delineati: è il caso dei progetti la cui efficienza energetica è stimata a consuntivo. Progetti di questo tipo devono essere sottoposti all’AEEG e analizzati per approvazione tecnica caso per caso dall’Enea, quale Ente responsabile del Monitoraggio e Verifica, attraverso i cosiddetti Piani di Monitoraggio Energetico. In questa prospettiva, Enea ha definito un concetto generale di baseline per il dispositivo o macchinario oggetto della misura di efficienza energetica. Secondo tale definizione, la baseline è costituita dalla più efficiente tra le due seguenti opzioni:

l’apparecchiatura esistente prima del progetto di efficienza;
le prestazioni medie offerte dal mercato attuale o quelle della soluzione tecnica maggiormente diffusa nella pratica.

Nel caso, ad esempio, della sostituzione di un condizionatore raffreddato ad aria con uno raffreddato ad acqua, la tecnologia del raffreddamento ad aria è assunta come baseline a causa del suo utilizzo particolarmente estensivo nel contesto nazionale.
Il caso di progetti che includono la cogenerazione si presenta invece particolarmente critico, in quanto sussistono notevoli difficoltà nel trattare in modo standardizzato e armonizzato una molteplicità invece così variegata di taglie, configurazioni e architetture progettuali. Queste caratteristiche fanno della cogenerazione una delle più usuali misure di efficienza per le quali sono state richieste valutazioni a consuntivo e per le quali sono stati impostati i relativi Piani di Monitoraggio Energetico. Le linee guida adottate dall’Enea per lo svolgimento di questo tipo di valutazioni sono mostrate in termini sintetici nella Tabella 1.

Tabella 1

IL COINVOLGIMENTO DEI SOGGETTI IDONEI
I quattro anni di esercizio dello schema dei Certificate Bianchi sono stati fonte di utile esperienza e occasione di critica costruttiva anche per i cosiddetti Soggetti Idonei, ossia quegli operatori in grado di svolgere progetti di risparmio energetico accreditati per il conseguimento di Certificati Bianchi. Tale categoria, che è ben più ampia di quella dei Soggetti Obbligati (si ricorda che ogni Soggetto Obbligato per definizione è anche Idoneo), comprende tra gli altri i fornitori di servizi energetici (incluse le Esco); l’attributo di idoneità è stato recentemente esteso anche alle aziende, industriali e non, tenute alla nomina dell’Energy Manager (art. 19, L. 10/91), per misure volte a ridurre i propri consumi.
Come esempio dei problemi incontrati da una Esco nel campo della cogenerazione e delle soluzioni da essa proposte, si analizza un caso di studio reale, relativo ad un piccolo impianto di cogenerazione da 100 kWe, installato in un centro sportivo dotato di piscina. Viene fatto osservare che persistendo l’attuale sospensione delle schede standardizzate di valutazione dei risparmi energetici, l’applicazione del meccanismo dei Certificati per questo tipo di interventi risulta particolarmente laboriosa; tali interventi sono di conseguenza esclusi dall’incentivazione costituita dai cosiddetti costi riconosciuti (100 euro/tep risparmiati). La carenza complessiva di incentivazione ha ridotto a meno di 100 il numero di nuove unità installate in Italia ed è forte il rischio che molte interessanti opportunità di risparmio energetico vengano in futuro disattese. Un’analisi finanziaria di redditività evidenzia, per il caso in esame, un tempo di ritorno atteso sugli investimenti valutabile in 7 anni e mezzo. Se i progetti con piccola cogenerazione tornassero a far parte di quelli contemplati dalle procedure standardizzate di valutazione e venisse quindi reso disponibile il costo riconosciuto (corrispondente a circa 0,5 centesimi di euro/kWh risparmiato), il tempo di ritorno scenderebbe a 6,2 anni. Tale valore è comunque ritenuto ancora troppo elevato per attrarre investimenti nella micro-cogenerazione efficiente: solo se venisse praticato un incremento sostanziale del costo riconosciuto (ad esempio equivalente a 3 centesimi di euro/kWh risparmiato) il tempo di ritorno potrebbe scendere a un valore, più accettabile per l’industria, di circa 4 anni.
Non molto diversa è la posizione di un’altra categoria di Soggetti Idonei – gli Energy Manager – che attraverso la propria organizzazione di riferimento, la Fire, concorda sostanzialmente sulle notevoli opportunità che lo schema dei Certificati Bianchi prospetta, ma evidenzia una volta di più il divaricamento tra costi sostenuti e costi riconosciuti per alcune tecnologie non ancora sufficientemente diffuse sul mercato, quali ad esempio le caldaie a condensazione.
Il suggerimento di modifiche regolatorie, che sembra emergere da questa e da altre esperienze, è quello di rendere il meccanismo dei Certificati Bianchi maggiormente premiante per tecnologie emergenti e ancora economicamente impegnative, come la micro-cogenerazione, le caldaie a condensazione e il solare termico: ad esempio, un valore energetico più alto attribuito ai Certificati Bianchi conseguiti con tali progetti sarebbe destinato ad abbatterne i costi sul mercato e incoraggiare così un numero crescente di installazioni.


CRITICITÀ E SOLUZIONI PROSPETTATE
Lo schema adottato in Italia basato sui Certificati Bianchi è ormai in vigore da quattro anni. Questo meccanismo, che associa obblighi di risparmio energetico e strumenti di mercato, favorisce il conseguimento degli obiettivi in modo maggiormente flessibile rispetto alla semplice obbligazione. L’esperienza maturata fino ad oggi ha consentito di accertare il raggiungimento degli obiettivi 2005-2007, quindi l’efficacia sostanziale del sistema. D’altra parte, sono emersi aspetti critici che hanno richiesto interventi correttivi, sia a livello legislativo sia regolatorio. Tutto ciò è brevemente sintetizzato in conclusione del presente contributo.

Si è verificato un eccesso di offerta di Certificati Bianchi, da attribuire tra l’altro alla validità riconosciuta una tantum a misure svolte anteriormente al lancio dello schema. Sono state quindi apportate alcune modifiche alla legislazione vigente, quali l’estensione degli obiettivi di risparmio anche a distributori più piccoli, la revisione delle regole di ripartizione dei target tra i soggetti obbligati, l’innalzamento degli obiettivi per l’immediato futuro e l’estensione del periodo di validità dello schema.

Un’altra criticità è stata riscontrata in una caduta dei prezzi di mercato di alcuni tipi di Certificati Bianchi (quelli di Tipo I), causata da un eccesso di offerta degli stessi. Questo risultato, unitamente all’ulteriore vincolo che sussisteva per i Distributori di energia elettrica e gas di raggiungere almeno la metà del proprio obiettivo con risparmi relativi al proprio vettore energetico (il cosiddetto obbligo del 50 per cento), ha condotto ad una divergenza tra i prezzi di tale tipo e quelli del Tipo II. La rimozione di questo vincolo, avvenuta all’inizio del 2008, ha ristabilito un equilibrio di mercato tra le due tipologie di certificati.

Si è riscontrata inoltre una maggiore preferenza per il mercato bilaterale piuttosto che la partecipazione alla piattaforma pubblica di mercato organizzato gestita dal GME. Tale comportamento è sembrato connesso all’opportunità che il mercato bilaterale, rispetto a quello organizzato, consente nella stipula di contratti di tipo forward e alla possibilità di acquisire mediante una singola operazione grandi quantità di certificati. Sono in corso alcune modifiche alle regole del mercato dei Certificati, che incoraggino maggiormente la liquidità e la trasparenza delle informazioni attraverso la partecipazione al mercato organizzato.

Alcune procedure standardizzate per la valutazione del risparmio energetico hanno mostrato obsolescenza, nel senso che il mercato è spontaneamente migrato da tecnologie non efficienti a quelle che costituivano l’obiettivo dei progetti che tali procedure consideravano. Tali procedure sono state quindi ritirate e potranno essere emesse nuovamente, con opportune modifiche delle condizioni di riferimento, solo quando saranno lanciati sul mercato nuovi modelli di apparecchiature con efficienza maggiore di quelle in classe A, da assumersi come nuovo riferimento per la baseline.

Da più parti emerge infine l’opinione autorevole e concorde dei cosiddetti Soggetti Idonei sulle notevoli opportunità che lo schema dei Certificati Bianchi prospetta; tuttavia viene evidenziata e documentata una tendenza sempre maggiore al divaricamento tra costi sostenuti e costi riconosciuti in progetti che includono alcune tecnologie non ancora sufficientemente diffuse sul mercato, quali ad esempio le caldaie a condensazione, la micro cogenerazione e il solare termico. Il suggerimento che sembra emergere da questa e da altre esperienze è quello di prevedere un trattamento privilegiato per tali tecnologie ancora in fase emergente. Questo potrebbe essere realizzato secondo due modalità alternative: l’attribuzione di un bonus energetico addizionale al valore risultante dal calcolo formale del risparmio energetico, oppure un costo riconosciuto maggiore per Certificati Bianchi ottenuti da progetti che fanno ricorso a tecnologie emergenti, con eventuale vincolo per i Soggetti Obbligati di conseguire almeno una data percentuale dell’obiettivo con tali certificati. In questo caso l’introduzione di un nuovo tipo di certificato non andrebbe a complicare i meccanismi di rendicontazione e negoziazione; infatti, per distinguerli dagli altri potrebbe essere utilizzata sia una delle due attuali classificazioni (tipo I o tipo II) ormai resa superflua dalla rimozione del vincolo del 50 per cento, sia eventualmente quella di tipo III, che non sarebbe più necessaria nel momento in cui si decidesse di estendere il riconoscimento dei costi anche ai risparmi ottenuti per vettori energetici diversi dall’elettricità e dal gas naturale.


Ringraziamenti
Questo articolo si è giovato in modo sostanziale delle informazioni recepite nel corso di un workshop, organizzato il 22 ottobre 2008 in Cesi Ricerca nel quadro delle attività della Ricerca di Sistema e di quelle della IEA-DSM, in cui Cesi Ricerca rappresenta l’Italia come membro nazionale. Una parte significativa dei soggetti coinvolti nelle fasi del complesso ma efficace schema italiano hanno presenziato al workshop; questa circostanza ha reso possibile una comunicazione completa e aggiornata dei risultati raggiunti, degli inconvenienti affrontati e delle azioni correttive previste per il prossimo futuro.

Bibliografia (pdf)

 
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