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PAUSA-ENERGIA
 
Abstract in italiano
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Solo qualche mese fa, parlando di petrolio, gli osservatori internazionali sembravano prediligere gli scenari da incubo e si domandavano come sarebbe sopravvissuta l’economia globale in un mondo a 200 dollari (e più) al barile. Più di recente il crollo delle quotazioni – che pare essere proseguito anche dopo l’annuncio dell’Opec di un taglio della produzione di 1,5 milioni di barili/ giorno – sembra spostare l’attenzione degli analisti di settore su altre tematiche (forse non meno inquietanti) di natura geopolitica. Due sole considerazioni al riguardo: l’equilibrio economico nazionale di realtà quali il Venezuela e l’Iran si regge oggi su quotazioni del greggio attorno ai 95 dollari al barile; mentre la Russia necessita di un prezzo di riferimento non inferiore ai 70 dollari. I valori attuali, inevitabilmente, cambiano le regole del gioco. Certo, nessuno si illude che, alle condizioni odierne, il Venezuela sceglierà la strada dell’alleanza con gli Usa, che la Russia azzererà di getto le pressioni sugli Stati vicini, che l’Iran rinuncerà al proprio programma nucleare. Ma è chiaro che, senza il copioso apporto di risorse garantite dalle quotazioni pre crollo, in qualche modo alcune posizioni estreme andranno attenuate; o per lo meno, l’agenda dei governi locali si arricchirà di ulteriori priorità di intervento (a proposito di agenda, vale la pena ricordare che a giugno 2009 Ahmadinejad dovrà presentarsi al suo popolo per le elezioni nazionali). Come già detto, il nuovo scenario non porterà necessariamente i tre Stati ad un’attenuazione delle rispettive posizioni e a un riavvicinamento agli Usa; anzi, se prevalesse il messaggio che la crisi mondiale ha radici e motivazioni proprio nella politica americana, non è escluso un comportamento contrario. Ciò che è certo è che l’attuale contesto – per molti versi imprevisto e imprevedibile – non sarà privo di conseguenze. Anch’esse impreviste e imprevedibili fino a ieri. C’è chi ricorda, al riguardo, che proprio da uno shock petrolifero sarebbe iniziato il processo di disgregazione dell’ex Unione Sovietica, probabilmente con un ruolo non da semplice spettatore dello stesso Reagan… In questo saggio Justin Dargin approfondisce il tema dei possibili futuri scenari energetici e geopolitici, consapevole che l’unico punto fermo, ormai, pare essere quello di una assoluta fragilità. Dell’economia globale, delle previsioni effettuate, delle quotazioni delle commodity. Dopotutto, se anche un Paese come l’Islanda ha dovuto ricorrere a un pacchetto di aiuti del Fondo Monetario Internazionale (è la prima volta da 32 anni a questa parte che una nazione del blocco Occidentale deve battere cassa alle casse del FMI), forse davvero nei mesi a venire non ci si dovrà più stupire di nulla…

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