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Ecco l'Iran in transizione con tanta voglia d'occidente Stampa E-mail

di Nicola Pedde

da Teheran

Il risultato delle elezioni in Iran del 20 febbraio 2004 per il rinnovo della Camera Bassa del Parlamento (Majlis) era largamente scontato ed ampiamente previsto dagli osservatori locali ed internazionali. Con la "squalificazione" di molti candidati alle elezioni da parte del Consiglio dei Guardiani, potente organo istituzionale composto da 12 membri di estrazione giuridica e religiosa cui competono larghissimi poteri, i vertici dei principali partiti riformisti avevano pubblicamente denunciato l'impossibilità di procedere con libere e democratiche elezioni. A poco, se non nulla, è valso l'invito all'astensionismo ed i sit-in di protesta da parte di numerosi parlamentari, e il risultato elettorale ha sancito la vittoria dei conservatori e la sconfitta dei partiti progressisti e riformatori vicini al presidente Khatami. I conservatori hanno pubblicamente - e massicciamente - pubblicizzato la notizia della vittoria e i riformisti hanno commentato il fatto quale una conseguenza dell'adesione alla richiesta di astensionismo da parte di un gran numero di elettori, con ciò ribadendo una propria posizione di successo. Il dato reale emerso dal risultato elettorale, tuttavia, non risponde a nessuna delle valutazioni espresse in seno al contesto politico sociale.[...]

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