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La politica energetica è ormai in uno stato decisamente confusionale Stampa E-mail
di Giuseppe Gatti



Diversi sintomi dicono che la politica energetica italiana sia entrata ormai in uno stato decisamente confusionale. Da un lato vi sono le dichiarazioni sull’eccessivo costo degli obiettivi assunti a Bruxelles quanto a CO2 e rinnovabili. Da un altro si indica un obiettivo, a data imprecisata ma par di capire collocabile sul 2020, di un mix di fonti costituito da un 50 per cento di idrocarburi, 25 per cento di nucleare e 25 per cento di rinnovabili.
Lasciamo perdere la favola del 25 per cento di nucleare, ma il 25 per cento di rinnovabilivorrebbe dire produrre al 2020 oltre 120 TWh da questa fonte. Ora, 12.000 MW di eolico in Italia nel migliore dei casi possono generare 22 TWh; aggiungiamo l’irrealistica cifra di 5.000 MW di fotovoltaico e abbiamo altri 6-7 TWh, aggiungiamo ancora 40 TWh di idroelettrico e 10 TWh da biomasse e rifiuti. Siamo al massimo ad 80 TWh, ben lontani dall’obiettivo dichiarato.
Vorremmo allora sapere su quali basi si fondano le ricorrenti dichiarazioni su questa ricetta magica del 50-25-25. Ma soprattutto vorremmo sapere se dal Ministro è stato calcolato quanto costerebbe sviluppare un 25 per cento da rinnovabili e come si possa assumere questo target e insieme lamentarsi degli eccessivi costi dell’obiettivo europeo del 20-20-20. [...]

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